Chi non si è mai imbattuto in questa situazione? "Ma come mai corri?". "Cosa ti spinge a farlo?". "Come fai a sopportare tutta questa fatica?". "No, no, tu sei pazzo, non fa proprio per me!".
Ebbene si', "pazzo", ti danno del pazzo non sapendo motivare il perchè secondo loro lo sei. Sei un pazzo se ti svegli presto la Domenica mattina per fare un lungo da 30-32 km, con l'intento di limare il tuo record in Maratona, anche solo di 5 minuti. Sei ancora piu' pazzo se dai valore a questi 5 minuti, che per te sono tutto, che per te sono il risultato di sacrifici, risultato di allenamenti dove hai lavorato su te stesso, sul tuo corpo e sulla tua mente. Per loro quei 5 minuti non sono niente, sono briciole di pane, non è 1 km in meno come lo è per te.
A chi non è mai capitato di sentire persone che, alla visione di runners che si allenano la mattina presto (dove per presto si intende le 6:00), commentano con: "Ma perchè?", "Ma chi glielo fa fare?", "Ma corre con questo freddo?".
Il freddo. Ah ah! Come se fosse quello il problema per chi fa parte di questa setta. Oddio, ho detto setta, che brutta parola. Vabè chiamiamola "Associazione caratterizzata da distinzione o separazione ideologica nei confronti di una dottrina". E adesso spieghiamo qual'è la nostra dottrina.
Comincia tutto mentre inizi a vestirti e tiri fuori il naso dalla finestra per capire che temperatura c'è e quale sarà il tuo destino. Una volta deciso l'outfit e sei quasi pronto, inizi a infilarti i calzini, con una dedizione tale ricordandoti di quella volta, anni prima, che hai fatto questo procedimento molto in fretta, perchè eri in ritardo con i tempi, tralasciando l'unica micropiega ancora presente. Micropiega che ti è costata una vescica che, se guardi bene, ancora adesso ti è rimasta la cicatrice, perchè dopo quella volta ovviamente, ci hai pure corso sopra negli allenamenti successivi. Poi si mettono le scarpe, si allacciano, con le stringhe che si imipacchettano sotto la stringatura principale, perchè si ha la convinzione (sulla base di nulla) che sia meglio per una questione di areodinamica (chi è del campo, ha capito a quale mindset mi sto riferendo) o semplicemente perchè le stringhe fornite dal brand delle scarpe in dotazione sono cosi' lunghe che quando corri ricevi frustate sulla parte distale della tibia, sopra la caviglia, e questa cosa ti urta molto. Poi si passa all'accensione del gps, dove a volte ti trovi in situazioni dove non prende bene il segnale e alzi il braccio convinto che lo spostamento dell'orologio verso l'alto, di un solo metro, possa aiutare alla ricezione del segnale (alle gare ne vedo tanti che lo fanno e rido sempre un sacco). Dopo tutto questo la dottrina impone che bisogna iniziare a correre, piano piano eh, perchè la prima parte è un riscaldamento. Una fase che serve al nostro corpo a capire che deve mettersi in moto. Una fase che serve serve alla nostra mente a capire come stiamo quel giorno. Si inizia a correre e inizia il momento che dedichiamo a noi stessi piu' bello della giornata. Sembra sempre un miracolo ogni volta che iniziamo a farlo, ogni volta pensi "anche oggi sono riuscito a ritagliarmi del tempo per me" e in tutto questo prevale il senso di orgoglio nei nostri confronti. Il paesaggio, le strade, i marciapiedi, le persone che incontri e le case assumono, in quel lasso di tempo, una visione meno critica rispetto alla normale quotidianità. Ebbene si', siamo felici. Anche quando ci imbattiamo in una salita, anche quando c'è il vento contro, anche quando ci sono 35 gradi o da un momento all'altro ci troviamo in mezzo ad un temporale, arriviamo a casa e siamo felici a prescindere da come sia andato quell'allenamento.
Torniamo pero' nel mondo reale. Non è sempre cosi'.
Succede che a volte non hai lo stesso entusiasmo dell'allenamento precedente, condizionato, nella maggior parte dei casi, da fattori stressanti esterni (si intende lavoro, discussioni, imprevisti di vario tipo, ecc). Il gioco si fa duro e tu sai benissimo che sono proprio quelli allenamenti che fanno la differenza, perchè lo sanno tutti che è troppo facile allenarsi quando si ha voglia e si è nel giusto loop. E in alcuni di noi ritornano in mente quelle chiacchere da bar, dove c'erano gli haters che ti davano del pazzo. Ti dai del pazzo anche tu, magari per qualche istante, qualche secondo forse, ma poi passa subito tutto. Per altri (io sono cosi') sarebbe comunque inconcepibile attribuirsi del pazzo anche in queste condizioni mentali non favorevoli, ma cio' nonostante quando arrivi a casa e finisci l'allenamento pensi che quel giorno hai fatto schifo e l'allenamento successivo non dovrà assolutamente andare cosi'. Ci sarà un riscatto.
Perchè è anche questo che ci impone la nostra dottrina, la ricerca della difficoltà e la capacità di venirne fuori sani e salvi, piu' forti di prima, piu' consapevoli di cosa possiamo fare e dove possiamo arrivare.
Perchè nessuno capira', piu' di noi, cosa vuol dire arrivare alla fine di una gara, dopo aver corso e aver consolidato tutti gli allenamenti che ci siamo portati sulle spalle fino a quel giorno, guardare il proprio orologio (lo stesso che ti ha fatto tribulare per il gps, ma dopo mesi e mesi hai capito che bastava collegarsi al sistema satellitare corretto) e sorridere perchè hai fatto un bel tempo. Poi alzi lo sguardo e vedi che ci sono le persone che ami di piu', che erano li' ad aspettarti da tanto e sono contente per te, dopo che han notato il tuo sorriso fiero e soddisfatto. Poi ti giri e ti accorgi che altre persone, come te, stanno vivendo la stessa situazione con le stesse emozioni.
La gente scuoteva la testa quando ti vedeva correre sotto la pioggia, quelli che ti chiedevano "perchè corri?".
Noi scuotiamo la testa e guardiamo voi che ci guardate correre e vi chiediamo "Perchè non correte?".
Sergio Curletto